«Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia» scrive Papa Francesco nel suo messaggio per la 51ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, esplicitando il tema “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”.
La fiducia viene proposta come lente di un’ottica che consenta di valutare in positivo i risvolti del quotidiano e di arginare le ondate impetuose con le quali la strategia del terrore vuole imporre nuove forme di ritiro sociale. Immerso da vari mesi all’interno di una ricerca esplorativa sulla comunicazione delle comunità cristiane locali ho rilevato, però, come la fiducia possa andare ben oltre l’angolo visuale dal quale si incornicia il quotidiano.
Ricalcando il modello dei funnel, che tanto appassiona gli ambienti del web marketing, ho tentato di collocare all’interno di una griglia i passaggi che strutturano i processi di coinvolgimento sperimentati a livello parrocchiale e ho colto come la fiducia non sia solamente uno dei possibili contenuti da veicolare, ma una vera e propria passerella relazionale che consente al messaggio di transitare ed essere accolto dal ricevente.Senza fiducia anche la miglior forma rischia di scivolare sul mantello impermeabile che ciascuno si confeziona a propria misura per non essere inzuppato dall’eccesso di informazioni.
La fiducia consente l’osmosi, lascia filtrare, permette che l’utente –se lo desidera- possa impregnarsi. Il resto del modello è chiaro: se l’attivatore costituito dalla fiducia reciproca (e sottolineo questo aspetto biunivoco del concedere credito) ha iniziato il suo processo di fluidificazione, l’operazione di coinvolgimento può assumere anche aspetti più evangelici: dalla fraternità al dono oblativo. Il secondo termine messo a tema da papa Francesco, la speranza, fa emergere come la logica della buona notizia, con la “b” minuscola o maiuscola, possa infrangere alcuni limiti provocati dalle nostre euristiche percettive. Penso che a molti sia già noto come le nostre ricerche digitali siano costantemente viziate e costrette all’interno di bolle di filtraggio, un concetto introdotto dall’autore Eli Pariser per spiegare come i colossi della comunicazione digitale ci stiano offrendo un’informazione sempre più flessa verso i nostri comportamenti e preferenze.
Questa anomalia alimenta, nella generazione dei processi di apprendimento, ulteriori membrane di confine che oserei definire bolle noetiche, ovvero serbatoi di informazione punteggiati da false notizie, post verità, euristiche percettive, bias. Non è semplice prendere consapevolezza di questi limiti come non risulta immediato percepire l’odore dell’aria viziata che rischia di compromettere una buona resa nell’elaborare il pensiero e reagire.
La libertà generata dalla Buona Notizia, l’ottica del Vangelo, è come un seme depositato all’interno di una bolla noetica. Si radica nell’esperienza e può infrangere la costrizione di una membrana impercettibile per dare vita ad un virgulto di speranza. Fa «germogliare la vita nuova come la pianta cresce dal seme caduto», come bene sottolinea il messaggio del Santo Padre.Il mistero della festa dell’Ascensione racconta sottrazione, cambio di presenza: da fisica a virtuale.
Da virtus, intrisa di quella forza e potenza lo Spirito anima da dentro.
Marco Sanavio