Non sempre si può racchiudere la complessità di un giudizio in un semplice numero. Specie se l’oggetto della valutazione non è, sotto diversi punti di vista, nemmeno quantificabile. In questo caso, però, il voto non è di quelli che diano atto a recriminazioni. È, infatti, un lusinghiero “sette e mezzo” e indica come gli aspetti positivi superino di gran lunga quelli negativi: considerando tutte le legittime attenuanti, un esito di cui esser soddisfatti. Come lo è, per l’appunto, padre Vittorio Bellè, parroco di San Francesco in Padova, quando parla del cammino dei ragazzi che, per primi in parrocchia, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana durante la veglia pasquale.
È proprio questa l’esperienza che il religioso promuove con quel bel voto. Frutto, tra l’altro, di una media in crescendo, dato che l’inizio non è stato dei più facili.
«Il rinnovo della catechesi è stata una scelta epocale della nostra diocesi – commenta padre Bellè – Di fronte a questa nuova impresa, i catechisti abituati al metodo tradizionale non se la sono sentita di proseguire. Ma noi abbiamo accettato la sfida e il Signore ci ha aiutati. Una giovane sposa e un nostro studente si sono resi disponibili a seguire i bambini, una coppia di sposi ad accompagnare i genitori. Alle famiglie ho detto subito: “I vostri figli dovranno fare da cavie”, ma poi i piccoli tutto si sono sentiti tranne che oggetto di un esperimento».
Lungo la strada hanno abbandonato sette dei 24 componenti del gruppo iniziale. Quelli rimasti sono stati costanti nell’impegno, che prevedeva incontri quindicinali. «Inizialmente – spiega la catechista Maria Zaccaria – si temeva che il fatto di non vedersi tutte le settimane potesse compromettere la possibilità di creare gruppo tra i bambini e di rendere saldo il rapporto con il catechista. In realtà l’attesa dell’incontro e la gioia di rivedersi senza “obbligo” settimanale ha reso il cammino sereno e il rapporto umano che si è costruito è stato forte. Inoltre questa cadenza ha permesso di progettare incontri divertenti e interattivi, puntando alla qualità e non alla quantità. È stato positivo, poi, il fatto di aver tenuto gli incontri di domenica, subito dopo la messa comunitaria. I bambini erano più rilassati rispetto al ritmo frenetico dei giorni feriali e i momenti di gioco prima e dopo gli incontri sono state occasioni utili a cementare i rapporti».
In contemporanea, una volta al mese, si tenevano gli incontri per i genitori, e qui è emerso un quadro inevitabilmente più variegato ma comunque a tinte chiare.
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