S. Ecc. MONS. OSCAR RIZZATO (Arsego, 08.02.1929 – Padova, 11.01.2021)
S.E.R. Mons. Oscar Rizzato nacque ad Arsego di San Giorgio delle Pertiche (PD) l’8 febbraio 1929. Venne ordinato presbitero a Padova dal vescovo Mons. Girolamo Bortignon il 4 luglio 1954, dopo gli studi classici e di teologia nel Seminario diocesano. Ricordava sempre con gioia e stupore il dono dell’ordinazione, così come fu accompagnato per tutta la vita dall’esempio del parroco di Arsego, don Bruno Cremonese. Il vescovo Oscar, nonostante gli incarichi successivi, ha sempre conservato il senso di appartenenza alla Diocesi di Padova e ne venerava i santi Gregorio Barbarigo, Antonio e Leopoldo Mandiç.
Dal 1954 al 1956 fu vicerettore e insegnante nel Seminario Minore presso il Collegio vescovile di Thiene. A partire dal 1957 frequentò a Padova la Facoltà di Lettere e Filosofia, conseguendo la Laurea in archeologia cristiana. Contemporaneamente prestò servizio religioso e fu insegnante di religione presso l’Istituto Configliachi di Padova (che aveva scuole autonome).
Il giorno 1 dicembre 1961 fu chiamato al servizio della Santa Sede come addetto d’archivio della Segreteria di Stato e aiutante di studio della Segreteria delle Lettere Latine, occupandosi anche di Brevi Apostolici e Lettere Pontificie. Il 1° febbraio 1976 ricevette il titolo di Prelato d’onore di Sua Santità e nello stesso anno prese l’incarico dell’assistenza spirituale del personale dell’Autoparco dello Stato della Città del Vaticano. Nel 1983 divenne capo ufficio della Segreteria di Stato e il 9 ottobre 1984 assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Viruno ed Elemosiniere di sua Santità il 23 dicembre 1989, conferendogli l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 1990 nella Basilica di San Pietro. Durante l’omelia, il Pontefice si era rivolto agli ordinandi dicendo loro:
«Ciascuno di voi, carissimi figli, porta a questo altare, nella basilica di San Pietro, il suo “proprio dono”: l’oro, l’incenso e la mirra della propria vita. Questo dono che brilla nel vostro cuore mediante la luce dello Spirito della Verità, che matura al momento dell’odierno offertorio. Il vostro dono deve oggi essere consacrato di nuovo, e diventare una particolare risposta al Dono della divina Epifania in Gesù Cristo».
Nell’udienza concessa al neo-ordinato, a parenti, amici e paesani dopo la celebrazione, Giovanni Paolo II aveva aggiunto:
«Caro fratello nell’episcopato, sono lieto di averla chiamata a far parte più strettamente della Famiglia pontificia; conoscendo la sua bontà e la sua sensibilità sacerdotale e umana sono sicuro che Ella dedicherà tutte le sue doti di mente e di cuore in questo nuovo servizio, che è un delicato ministero pastorale, connesso direttamente con la missione universale del Papa».
Qualche giorno dopo, il vescovo Oscar scriveva alla comunità di Arsego:
«L’Episcopato non può essere considerato il culmine di una carriera umana od ecclesiale, ma unicamente un disegno di Dio ed una sua chiamata che comporta una maggiore responsabilità ed esige una sempre crescente corrispondenza».
A partire dal 1990, il vescovo Oscar diresse come elemosiniere l’Ufficio della carità del Santo Padre, comprendente pure la concessione delle Benedizioni Apostoliche mediante rescritto su pergamena.
Fino a poco prima l’attività assistenziale dell’Elemosineria (che per un paio di decenni era stata chiamata Servizio assistenziale del Santo Padre) era circoscritta a qualche migliaia di interventi all’anno di scarsa consistenza. Il vescovo Rizzato reintrodusse l’antico nome e diede vita all’Ufficio delle pergamene di Benedizione Apostolica finalizzato alla scrittura e alla distribuzione degli stessi diplomi in tutto il mondo, dotandolo delle nuove tecnologie che allora andavano affermandosi (fax, computer e stampanti). Come elemosiniere, il vescovo Oscar personalizzava le benedizioni che diventavano occasione di catechesi, vicinanza spirituale e richiamo alla fedeltà cristiana. Restando in studio fino a tardi, il vescovo Oscar esaminava personalmente le singole domande di aiuto, assegnando la relativa provvista, rispondendo agli interessati o interpellando le autorità ecclesiastiche sui rispettivi casi. L’iniziativa consentì all’Elemosineria di dotarsi di fondi in piena trasparenza e di finanziare a nome del Pontefice un gran numero di interventi.
Il vescovo Oscar, come membro della Famiglia pontificia, partecipò sempre alle celebrazioni pontificie fino al 15 settembre 2007, allorché per limiti di età divenne Elemosiniere Pontificio Emerito, continuando a svolgere il servizio di assistente spirituale del personale di un settore dello Stato Vaticano e collaborando con la parrocchia agostiniana di Sant’Anna dei Palafrenieri (presso Porta Sant’Anna), presiedendo celebrazioni o amministrando sacramenti, compito che amava svolgere ovunque fosse chiamato.
Il 18 novembre 1988, su iniziativa del Presidente della Repubblica, aveva ricevuto l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Il vescovo Oscar fu un prete consegnato alla parola di Dio, tanto da prendere come motto le parole In verbo tuo, «Sulla tua parola» (Luca 5,5) e rimase fedele alla preghiera nelle forme abituali riservate a un presbitero (celebrazione della messa quotidiana e possibilmente di buon mattino come apertura della giornata; la Liturgia delle Ore, la preghiera dell’Angelus e del Rosario).
Manifestò una fedeltà indiscussa al Papa e alla Chiesa, riconoscendo in quest’ultima le luci e le ombre che sempre la caratterizzano. I suoi delicati incarichi furono sostenuti con estrema riservatezza e semplicità, senza cercare promozioni e ricompense, anche soffrendo in silenzio qualche dileggio e incomprensione.
Don Oscar sentiva forte il dovere della comunione presbiterale e si rese vicino più volte a qualche prete in difficoltà. Ha dimostrato molta vicinanza ai compagni di ordinazione presbiterale, i quali lo ricordano persona dal tratto umile, servizievole, disponibile, sensibile, senza che la cordialità venisse meno nonostante la lontananza e la diversità delle storie personali.
Forte era in lui il desiderio della vita pastorale che, pur facendo i conti con gli impegni personali, si traduceva nella disponibilità alle celebrazioni parrocchiali, alle confessioni, all’ascolto spirituale, all’accoglienza dei pellegrini, alle relazioni umane intense e durevoli nel tempo. Dimesso nei modi personali, praticò la carità e talvolta senza calcolo.
Non mancarono in lui l’umanità e la dolcezza, la rettitudine e la serenità: tratti che il tempo non fece venir meno. Quando il 4 luglio 2004 fu celebrato ad Arsego il 50° dell’ordinazione presbiterale, nel messaggio augurale Giovanni Paolo II scrisse:
«Riconosciamo che nel tuo ministero trasparivano sempre bontà, lealtà e un’alta competenza che ti hanno meritato la stima degli uomini. (…) Ti abbiamo manifestato piena fiducia che non è mai stata delusa. (…) A te e agli altri il Signore dona la benedizione».
A seguito delle personali condizioni di salute, giunse all’Opera della Provvidenza di Sarmeola il 9 febbraio 2019. Le conseguenze del Covid 19 hanno richiesto il ricovero all’Ospedale di Padova, dove la morte lo ha raggiunto lo scorso 11 gennaio.
Le esequie saranno presiedute dal vescovo Claudio sabato 16 gennaio, alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di Arsego. La salma sarà poi tumulata nel cimitero locale, accanto a quella di don Cremonese.